Blog di discussione su enogastronomia per chi, come la Confraternita delle Franche Forchette, è sempre alla ricerca della sublimazione della tavola in tutte le sue declinazioni: cucina, vino e sala.



mercoledì 25 maggio 2011

L'Abruzzo e Niko Romito - Agape di Aprile, questa si finalmente gentile


Dopo più di vent’anni la Confraternita rispolvera finalmente il fine settimana gastronomico. In una bella e assolata mattina (il 16) di un Aprile particolarmente caldo partiamo, assieme mogli, consorti e concubine, carichi d’attrezzature d’alta montagna visto che a Pescocostanzo (Aq) è previsto 0°C per la serata. Per questa occasione la Confraternita si presenta in pullman, che normalmente ha funzione salva patente ma in questa trasferta abruzzese sarà essenziale per poterci sottoporre al previsto tour de force gastronomico.


Ancora con il sole e il dolce caldo primaverile arriviamo alla nostra prima sosta del viaggio: una piccola merenda da Catia e Mauro Uliassi. Nonostante dovesse essere una piccola sosta siamo stati come sempre viziati e dopo i classici di Mauro:

- Loacker di foie gras
- Tagliatella di seppia, pesto di alga e quinoa fritta
- Triglia croccante, zuppa di prezzemolo (spero di ricordare bene) e cannolo con misticanza di campo
- Spaghetti affumicati alle vongole e datterini arrostito
-Tirami…Su
(spero di non essermi dimenticato qualcosa, altrimenti correggetemi per favore)

Piatti come sempre sublimi e loro sempre carini nell’accoglierci tanto che si decide all’unanimità di tornarci in Agape vera e propria subito a Giugno, per la gioia del nostro Tetrarca Precursore Gigi Bazzoli che tanto chiedeva un ritorno prossimo.

Dopo questo breve light lunch riprendiamo la via dell’Abruzzo e iniziamo dopo Pescara a prendere quota per la visita a Valle Reale, dove Leonardo Pizzolo (giovane veronese trapiantato in Abruzzo) e Luciana Biondo (enologa piemontese da qualche anno fissa a Valle Reale) ci hanno illustrato vigneti, cantina e prodotti.  Posto incantevole con un’aria letteralmente da lupi, visto il vento freddo che iniziava ad arrivare. Visita dei vigneti con Luciana, giro tra vasi, botti e barriques anche con Leonardo ed infine degustazione dei loro prodotti. Molto carini loro e bellissimo il paesaggio, peccato aver poco tempo per gustare appieno questa valle vicino a Popoli.

Verso sera arriviamo a Pescocostanzo, borgo bellissimo che per fortuna ha conservato il suo centro storico dagli scempi edilizi degli ultimi decenni presenti nelle tre cittadine (Pesco, Roccaraso e Rivisondoli) che formano questo comprensorio sciistico. Il suo centro vale sicuramente la visita, che però vista l’ora e le fatiche a tavola che ancora ci attendevano abbiamo posticipato al giorno successivo.







Alle 21 puntuali arriviamo da Niko e Cristina (anche loro fratelli come gli Uliassi e pure loro con due stelle Michelin, dunque 4 stelle tra colazione e cena). Il locale purtroppo non si addice alla tavola imperiale, di consuetudine nelle nostre Agapi, e dunque dobbiamo fare il gioco degli incastri tra i 18 presenti tra i tre tavoli a disposizione.  La sistemazione non era certo ottimale ma Niko aveva riservato tutto il ristorante a noi, e questo gli fa merito. Oltre ad un numero nutrito di coppie fraterne avevamo anche una degna rappresentanza di amici locali.  

Per questa Agape Gentile viene eletto, come oramai da prassi, quale Simposiarca il confrattello sig.no Franco Amore che si distingue sempre tra le gentil signore (...meglio non andar oltre)

Arriviamo al menù:

Panino con baccalà e pomodoro


- Gelato di piselli, pancetta croccante e cialda di parmigiano
- Panino con baccalà e pomodoro - ne avrei mangiato una dozzina
- Guanciale affumicato
Un tris d’apertura veramente di altissimo livello.


Gel di vitello e "sottobosco"

- Emulsione fredda di manzo e olio con maionese di lamponi e aceto
- Gel di vitello, infusione di porcini secchi, mandorle, timo e Tartufo Nero Pregiato
- Infuso di capra, dragoncello e lamponi
Sicuramente il gel di vitello sarà un piatto d’antologia che rimarrà per sempre nei ricordi dei confratelli. Piatto assolutamente creativo, difficilmente riconducibile ad altre influenze di grandi chefs, dunque tutta farina del sacco di Niko, e bontà infinita.

Croccante espressione della lingua
- Baccalà, peperone arrosto e rosmarino - eccezionale
- Croccante espressione della lingua - si scioglie in bocca
- Tortelli con carciofi e burrata - eccellente
- Fagottino di farina cotta, liquido di foie gras e scampo freddo
- Tagliatelle al ragu di castratto - il piatto meno riuscito, ma solo perché le tagliatelle risultavano troppo asciutte
- L’agnello – altro piatto d’antologia
- E per finire Essenza

I 13 piatti portavano sicuramente ad un gran clangor strameritato per Niko, ma purtroppo la scelta dei vini è stata a dir poco fallimentare, nonostante il loro costo. A volte poiché le bottiglie erano problematiche o non pronte, vedi Cerasuolo di Valentini 2009, o abbinamenti non riusciti come il Ockfener Riesling Spatlese 2006 con i tortelli (in particolare con i carciofi… un disastro!!) o il Timorasso con il gel di vitello. In tanto lo sappiamo che è tutta colpa del confratello Capucci... (scherzo). Insomma, un vero peccato visto che Niko se lo sarebbe meritato per la tecnica e soprattutto per la fantasia che dimostra in ogni piatto ma anche per i suoi modi gentili quando vince la timidezza per confrontarsi con noi ad approfondire ogni piatto. Davvero complimenti!!!

La domenica seguente ci svegliamo con una fitta nevicata che per fortuna ci abbandona presto per lasciar posto al sole e ci dedichiamo ad una visita del borgo di Pesco imbiancato per poi ripartire per Scanno dove Gregorio Rottolo ci aspettava con i suoi formaggi.




da sinistra: il sottoscritto G.M., il "piccolo" Gregorio, quello dei vini, l'abruzzese di Casalecchio di Reno e il futuro pastore e socio di Gregorio (...)

Gregorio oramai un personaggio mitico, in primis per i suoi formaggi e poi per il suo carisma come si può evincere dalla foto qui sopra (credo dia facile individuarlo nonostante l'abbia trovato un pò abbattuto... è dimagrito a vista d'occhio). Sembra proprio l’archetipo del pastore. Tanto per non sfigurare rispetto all’accoglienza trovata ovunque in questi giorni abruzzesi il buon Gregorio ha pensato di tornare in mattinata da Pescara apposta per riceverci. Presso il suo bio agriturismo abbiamo mangiato finalmente “leggero”:

- Affettati e una svagonata di quasi tutti i suoi must caseari (il Gregoriano, il Tre latti, la ricotta nera , il Barricato, ecc.)
- Il raviolo al pomodoro di Gregorio. Oramai anche lui si è convertito anche lui alla nouvelle cuisine: un solo raviolo per piatto!!!
- Poi per i maiali incalliti (solo un piccolo manipolo di confratelli): agnello e formaggio al forno!!
Tortello "nouvelle cuisine"

Dopo aver fatto spesa salutiamo tutti e ripartiamo per casa.

Direi che l’esperienza è stata molto positiva, sia come presenze sia per il gradimento, almeno del sottoscritto. Sicuramente da riproporre il prossimo anno in una zona altrettanto bella quanto questo sorprendente Appennino Abruzzese.


Banchina di Levante, 6
60019 Senigallia Ancona
071 65463

Via Regina Elena, 49
67036 Rivisondoli L'Aquila
0864 69382


10 commenti:

  1. 4 stelle in 8 ore credo sia un record difficilmente superabile.......
    L'esperienza al Reale sui vini dimostra ancora una volta quanto non si possa prescindere da una prova diretta del ristorante da parte della coppia di cucina: questo purtroppo rappresenta un limite per Agapi particolarmente distanti, ma ci permette di non avere mai brutte sorprese (tranne l'infelice Agape delle Anfore Gravneriane....) specialmente sugli abbinamenti, e ci distingue da altri club e Accademie pseudogastronomiche.
    Un vero peccato per me essermi perso il giro ma... Ubi maior minor cessat.

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  2. Tranquillo che il record alla prossima trasferta potrà essere battuto... abbi fede!!
    Totalmente d'accordo sull'importanza della prova ante Agape, anche se in questo caso una piccola prova è stata fatta dal Camerlengo Confratello Papetti, ma evidentemente non è bastato... d'altronde la visita, oltre essere finalizzata alla prova di vivande e vini, è importantissima per stabilire un legame con lo chef, sommelier, maitre e patron di casa per cercare di trasmettere il nostro spirito fraterno alla ricerca della sublimazione a tavola.
    Visto che hai chiuso con una locuzione in latino cerco indegnamente (le scuole brasiliane in questi casi vengono a galla) di farlo anch'io con il nostro motto: "Mens sana in ventre magno"

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  3. Porca miseria... ora vedo che non solo ho cercato di fare il fenomeno ma ho pure sbagliato la locuzione... cacchio che figura di m....
    Avanti a voi che avete fatto latino al liceo...
    "animus sapientis in ventre magno"... oppure "capacem animum sapientes ventris" boh?!

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  4. forse che sia....Mente sapiente in ventre capiente...ehehehehe

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  5. Bravissimo Fede che è riuscito a metter in pari il blog con le nostre agapi. Perfettamente riuscito l'esperimento del fine settimana eno-gastronomico e grandissima sapienza nell'alternare le soste: siamo tornati satolli ma non sfiancati e soprattutto siamo riusciti a goderci appieno tutte e tre le diversissime esperienze.
    Ma.
    Qualche notarella ipercritica ci vuole comunque, anzitutto il Reale, come locale (anche se ormai si parla al passato) non mi ha convinto: solo un angusto salottino separa una piccola e irregolare sala da pranzo dal marciapiede della circonvallazione di Rivisondoli, ambienti più da cave che da bistellato.
    Il personale è sì professionale ma manca di quel calore nell'accoglienza e nel tratto che fa la definitiva differenza tra i grandi da cui torni volentieri e gli altri luoghi.
    La cucina è partita a mille all'ora con una lunghissima sequenza di amuse bouche e antipasti veri e propri che hanno conquistato approvazione unanime, poi... con i primi, caduta, dopo caduta, dopo caduta. Ad eccezione dei fagottini di capra in brodo, piatto indimenticabile, i ravioli di carciofi e burrata mi sono apparsi troppo carciofosi e noiosi, il fagottino di farina cotta, liquidi di fois gras e scampo freddo portava un ingrediente in più su solo tre (a scelta: o lo scampo, o il fagottino stesso), le tagliatelle di grano duro (!) al sugo di castrato asciutte, dure, e senza pretese.
    Con il piatto di agnello una risalita nel gusto e nella varietà, ben quattro preparazioni differenti tutte di altissimo livello.
    L'Essenza... che dire... è un dessert che viene fornito con le istruzioni d'uso da parte del personale di sala "va mangiato in questo modo, sono 4 cucchiaiate, dovete seguire il senso delle guarnizioni dolci intorno alla pallina di gelato di genziana". Peccato che le istruzioni siano sbagliate e che la microscopica amarissima pallina sovrasti abbondantemente gli altri sapori lasciando in bocca un gusto di medicina (sa di novalgina) che disgusta il palato. Non per niente Fede ha lasciato due palline su quattro nel piatto e lo ha trovato gradevole.
    Per i vini, rimasti negletti almeno al nostro tavolo, Fede a già detto tutto, una debacle assoluta.
    Infine il conto, corrispettivo con cui confrontare tutto il resto, è stato superiore alle attese ed agli accordi presi.
    no comment per le 36 bottiglie di acqua depurata inserite nel totale, ad ulteriore testimonianza della pochezza dei più nobili nettari

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  6. 36 bottiglie d'acqua!!!!!!!!
    Ma ci siete saliti a piedi a Rivisondoli?????

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  7. Lascia perdere, è stata la scusa per caricare qualche 100 € in più sul conto (per un totale a memoria di 220 eurozzi a capoccia), una media di due litri a testa - eravamo in 18 - è più da cammelli che da confratelli.
    Però il vino era talmente immondo (per le ragioni benissimo spiegate da Fede) che se ne è bevuto pochissimo, al mio tavolo il Cerasuolo di Valentini (anche a Torriana avevano provato, senza riuscirci, a farmelo bere) non è stato toccato da nessuno; Il francese in teoria si doveva abbinare al fois gras, ma il gnocchetto era da sol boccone e non necessitava di un vino dedicato; tra l'altro c'era tanta ma tanta di quella farina nel gnocchetto che restava un bolo in bocca come quando si tenta di mangiare della pasta fresca cruda.
    L'espressione della lingua era paro paro il piatto proposto da Aurora un mese prima (quindi ottimo, però ... già visto).
    La burrata che doveva portare freschezza al tortello di carciofo arrancava con un risultato gustativo molto anni '80 (pessimo, scontato, inutile).
    Fai conto tre piatti sbagliati in fila, comprese le tagliatelle, e la bocca di medicina data dal dolce era impossibile il Gran Clangor.
    Poi mi sono incavolato come una iena quando il personale di servizio ha tentato di impedirmi per ben tre volte di uscire per una sigaretta con la scusa che la cucina aveva pronto il servizio successivo (cosa, oltretutto, non vera).
    Valgono il viaggio gli antipasti in genere e l'agnello, coi primi ha tanta ma tanta di quella strada da fare!

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  8. Ogni piatto sembra assolutamente delizioso. Complimenti!

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