Blog di discussione su enogastronomia per chi, come la Confraternita delle Franche Forchette, è sempre alla ricerca della sublimazione della tavola in tutte le sue declinazioni: cucina, vino e sala.



martedì 15 novembre 2011

Agape di Novembre: Il Don Giovanni, Ferrara


Un lungo percorso gastronomico che comincia dalla più fantasiosa creatività e termina nel solco della più tipica tradizione, al ristorante il Don Giovanni.
Dietro ai fornelli Pier Luigi Di Diego e in sala Marco Merighi a condurre questo piccolo ma delizioso ristorante nel pieno centro storico di Ferrara, a pochi passi dal Castello Estense e all'interno di un antico palazzo che ricorda da vicino la Sala Borsa di Bologna.
Solo 8, pochi quindi i confratelli partecipanti, vuoi per l'assenza del comodo pulmino salva patente, vuoi per la paura delle nebbie autunnali che avvolgono questo tratto della pianura Padana; in realtà 40 minuti di automobile in una serata limpida sono stati più che sufficenti per raggiungere la nostra meta.
Simposiarca della serata, Domine et Signore dell'Agape, viene eletto il Confratello Alessandro Penzo.
Si apre quindi la cena con un "convenzionale" Franciacorta Faccoli Extra Brut, che precede la prima entrata della cena (nella foto), una zuppetta di ricotta di bufala con ostriche all'aneto, espressionismo astratto nel piatto, forse però dai sapori un po' slegati, abbinato ad un meno convenzionale Trebbiano d'Abruzzo '09 di Emidio Pepe, con il naso che ha iniziato a pulirsi dopo una buona mezzora di decanter (ovviamente stappato prima ancora del nostro arrivo, ma si sa, i vini di Pepe richiedono queste attenzioni....).
A seguire una Terrina di canocchie in crudità con pomodori confit ai tre pesti, senza alcun dubbio il piatto "da mangiarne una gamella...." profumato, fresco e sapidamente dolce; in abbinamento perfetto Ghiaia di monte '04, Tenuta Cà Boffenisio: naso intenso e piacevole, floreale e fruttato, dall'Oltrepò Pavese Riesling e Sauvignon 50 e 50, da viticoltura biologica.
Spaghetti alla chitarra leggermente piccanti con pavarazze e verze, altro piatto molto buono, con un curioso e non scontato abbinamento fra le vongole e le verze; nel bicchiere, leggermente sovrastante il piatto, un bianco di Toscana con 10 anni sulle spalle, il Templare 2001 di Montenidoli (San Giminiano) da Vernaccia, Trebbiano e Malvasia, affinato in legno e, ovviamente, da viticoltura biologica.
Stesso vino, questa volta in abbinamento riuscito, anche per il piatto successivo: Tortelli con faraona allo zabaione di parmigiano e prosciutto croccante, concettualmente interessanti ma penalizzati dall'eccessivo spessore della sfoglia.
Il piatto successivo rappresenta forse una novità nei miei trascorsi in Confraternita, infatti non ricordo una portata servita su un vassoio posto in mezzo al tavolo invece che servita nelle singole porzioni, Pernice rossa in casseruola con lenticchie di castelluccio: qui rientramo a pieno titolo nel solco della tradizione, anche nella modalità di presentazione che però non inficia la goduriosa succulenza del piatto.
In abbinamento un buon Sangiovese in purezza (anche lui naturale....), Casa i Frati 2006, Bragagni
Purtroppo però il fatto di obbligare i partecipanti a rifornirsi dal vassoio posto a centro tavola non è stato scevro da danni: il Confratello Capucci, nel tentativo di accaparrarsi una pernice, riusciva a ribaltare un bicchiere di vino, ovviamente pieno: la nota magnanimità dell'Illustrissimo Simposiarca probabilmente avrebbe avuto la meglio nel comminare solo un guidrigildo lieve, se non che il Confratello Capucci, ricamando l'accaduto con un epiteto di Cambronniana memoria, meritatamente si vide comminare un greve.
Le pernici rosse furono foriere di guidrigildi anche per lo scrivente che, incapace di resistere alla tentazione di spiluccare (or non mi sovviene termine più appropriato....) le succulente cosciottine con le mani, si dimenticò di chiedere dispensa all'Illustrissimo Simposiarca: probabilmente sarebbe stato un lieve, ma il mio maldestro tentativo di patteggiamento lo trasformò in greve.
Per finire questa nostra mezza maratona enogastronomica (sei portate e sei vini....) un' ottimo dessert: Crespella di carruba pralinata, con crema di nespole selvatiche, salsa di cioccolato bianco e rosmarino, a dispetto della quantità di ingredienti un ottimo piatto, con una dolcezza bilanciata ed equilibrata: seppur lievemente dolce poco convincente però l'abbinamento con l'ottima Vernaccia di Oristano 1996 di Còntini, decisamente secca.
In conclusione una gradevolissima serata in un ristorante bomboniera che, ricordiamolo, si può comunque fregiare di una stella della gommata.