Blog di discussione su enogastronomia per chi, come la Confraternita delle Franche Forchette, è sempre alla ricerca della sublimazione della tavola in tutte le sue declinazioni: cucina, vino e sala.



domenica 22 maggio 2011

Un' Americana a Roma, Glass Hostaria

Comincio questa recensione parafrasando la celeberrima pellicola di Steno con l'Albertone nazionale: in realtà stiamo parlando di Cristina Bowerman, giovane chef Italo-Americana trapiantata a Trastevere, nel cuore della movida Capitolina.
Il locale, specialmente alla sera, non è facile da raggiungere: anche il Taxi che mi accompagna si deve arrendere davanti al muro di gente che affolla i vicoli di questa zona di Roma.
Dopo un breve percorso a piedi, incrociando mandrie multietniche di turisti caciaroni e passando accanto a locali storici (Checcho er Carettiere, la Parolaccia...) e a vere e proprie trappole per turisti con tanto di buttadentro che cercano di imbonirti usando improbabili idiomi, finalmente varco la soglia del locale.
E la musica cambia....il contrasto con l'esterno è Perbelliniano (passatemi il neologismo....), cilindri di acciaio e luce scendono dalle pareti, l'arredamento è moderno, dominato da acciaio e cristallo e in stile minimalista.
Ma il contrasto abbagliante con la zona circostante esce dalla cucina.....a cominciare dai pani, dove spicca un fragrante panino al nero di seppia e frutta secca, e dall' amuse bouche, una chenelle di soffice ricotta di bufala su vellutata di piselli e pangrattato. Poi il via alla sequenza dei piatti....
Si comincia con un calamaro grigliato con carote, alghe e pancia di maiale: un piatto decisamente fusion, con rimandi alla cucina orientale, con sapori equilibrati ma netti e decisi, che fanno presagire un crescendo di tutto rispetto.
A seguire una deliziosa Tartare di filetto di manzo con arancia, capperi, tobiko, salsa al wasabi e microverdure: altro piatto in cui compaiono elementi orientali e giocato sulla nota dolce della salsa all'arancia.
Richiamo alla cucina tradizionale con i ravioli ripieni di amatriciana e guanciale croccante, piatto tecnicamente difficile: immagino l'uso di colla di pesce e freezer (o abbattitore) per poter riempire una sfoglia sottile con un ripieno che poi diventerà liquido alla temperatura di servizio...forse però il piatto meno convincente della serata e già visto, ovviamente in altre versioni, in altri lidi (Beck e Bottura p.e.....). Intendiamoci, nessun difetto, sfoglia molto sottile e sugo all'amatriciana che ti invade le papille gustative appena assaggi il raviolo, però a mio avviso piatto che manca di un pò di sprint, forse un pò di guanciale croccante in più non avrebbe guastato....
Piatto della serata invece, e per me attuale piatto top 2011 (almeno fino al 18 Giugno quando ci recheremo dall'amico Mauro...), fatto aggiungiere appositamente al menù degustazione dopo averne letto numerose lodi nell'universo cibernetico dei gastronauti: Spaghetti "pastificio dei Campi" leggermente affumicati al caglio di latte di capra, friggitelli, pangrattato e bottarga su coulis di peperoni rossi arrostiti: semplicemente orgasmatici, da mangiarne una betoniera....
Si prosegue con un delicatissimo agnello Irlandese con purea di fave, bagnacauda, piselli, carciofi e animelle croccanti: carne tenerissima e dalla cottura esemplare.
A chiudere il menu un lingotto di cioccolato fondente, scaglie di argento (un richiamo all'oro di Marchesiana memoria...), frutto della passione e biscotto morbido al Gran Marnier.
Deliziosa infine la piccola pasticceria.
Dalla vasta lista dei vini ho scelto un Sauvignon Sanct Valentin 09, un calice di Pinot Nero Mazzon di Hofstatter per l'agnello e un Pedro Ximenes 12 y.o. con il dessert.
Spesa totale, vini inclusi, 107,00 €.....ampiamente meritati....
Ultima nota: il locale non effettua caffetteria, se si vuole il caffè c'è Checco er carettiere.....
In conclusione, un indirizzo sicuro da tenere a mente quando si passa dalla capitale, una cucina che vola alta, ampiamente sopra la meritata stella e una carta dei vini dai ricarichi più che accettabili per essere uno stellato....purtroppo forse poco indicato per una nostra Agape vista la conformazione del locale, ma da tornarci sicuramente in separata sede.....

Glass Hostaria
Vicolo de' Cinque, 58
00153 Roma
06 58335903



7 commenti:

  1. Grazie per il consiglio. Magari ci faccio un salto ad inizio Giugno andando giù a Vico (dovrebbe esserci anche lei) e saprò quale piatto non poter mancare.
    Certo che nel post precedente ti sei offeso per l'esperto di vini "conformista"... non mi pare che tu abbia osato tanto questa volta!!!

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  2. ....hanno una carta fondamentalmente "conformista", e io mi sono conformato, ehehehe.....

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  3. Caro Andrea.
    Visto che mi hai detto che la chef, Cristina Bowerman, ti ha contattato su FB per ringraziarti del post, mi sono permesso di aggiungere indirizzo, telefono, ecc.
    Bravo!!

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  4. Più che a lei farei i complimenti allo staff, lei(nelle 3 occasioni in cui mi sono trovato a mangiare al glass)girava tra i tavoli vip più che stare in cucina. Ma in effetti non ha molta esperienza nel campo culinario(un tirocinio da Troiani e la scuola in America).A tal proposito,non è americana anche se tiene il nome del marito.Perchè poi...?Non ha divorziato e messo su famiglia con il proprietario del glass?

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  5. Caro anonimo.
    Grazie per le informazioni tipo KGB. Immagino che al di là delle questioni anagrafiche e dei meriti dei singoli, il locale valga la pena una visita.

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  6. @ Anonimo:
    Presumo che, se dopo essere andato da Glass una prima volta ci sia tornato anche in altre due occasioni, probabilmente anche Lei troverà interessante la cucina di Cristina Bowerman, e della sua brigata.
    Anche durante la mia unica visita la Chef è uscita in sala, ma solo quando tutti i tavoli avevano quasi terminato la cena.
    Per quanto riguarda la nazionalità posso essere stato tratto in inganno da recensioni non accurate, anche se, avendola sentita parlare fluentemente con dei commensali Americani seduti accanto al mio tavolo non ho potuto fare a meno di notare il suo caratteristico accento.
    Chiedo venia comunque per non aver richiesto lo stato civile e controllato il passaporto.....
    e ribadisco che, a prescindere dalla nazionalità e dallo stato di famiiglia di Cristina Bowerman, da Glass si mangia bene.....davvero.

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  7. Ho scatenato una polemica.. bene. Mi piace il confronto.
    Non sto denigrando il suo articolo, mi sono limitato a descrivere la mia esperienza e le mie conoscenze.
    Purtroppo sono tornato al Glass altre due volte per motivi di lavoro, non per scelta mia. Non si mangia male, anche se c'e' poca cura del piatto per essere un ristorante stellato. Forse sono stato sfortunato io.. ad esempio: purea di patate fredda col pesce bianco, bok choi freddo nel calamaro.. Sono cose che si possono evitare con uno chef presente in cucina anzichè attenta alle pr in sala. Comunque, ripeto, questa è la mia esperienza.

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