Blog di discussione su enogastronomia per chi, come la Confraternita delle Franche Forchette, è sempre alla ricerca della sublimazione della tavola in tutte le sue declinazioni: cucina, vino e sala.



lunedì 26 maggio 2014

Agape di Maggio: Ristorante Mirazur, Mentone (Francia)



Agape di Maggio: un goliardico weekend, ovvero un gastrofanatico addio al celibato.

Questa volta non sarà solo la descrizione di una cena, o di un pranzo, come di solito sono i racconti delle nostre Agapi... Questa volta la narrazione comincia un sabato mattina, davanti agli uffici dell'autonoleggio AVIS all'aereoporto Guglielmo Marconi di Bologna, quando un manipolo di Confratelli, sparuto a dir la verità, si incontra per formare una lieta brigata gastronomica diretta a far danni in direzione Ventimiglia. Per una volta la trasferta non avverà con il consueto pulmino ma bensì con un lussuoso minivan noleggiato per l'occasione e condotto da volenterosi confratelli che, a turno, prenderanno il volante durante questa lunga trasferta.
La meta finale del viaggio sarà la ridente cittadina di Mentone, primo villaggio della Costa Azzurra che si incontra proveniendo dall'Italia, e in cui ha sede il ristorante Mirazur, undicesimo al mondo ma soprattutto primo di Francia secondo quanto afferma la classifica 50 Best recentemente aggiornata.
Precisiamo che la scelta del Mirazur è stata decisa qualche mese fa, quando rumors di corridoio davano in netta crescita la cucina di Mauro Colagreco, ben prima comunque del suo balzo in avanti nella classifica Best 50 (...che non conta niente ma in cui tutti vorrebbero essere).
E lo scopo di questa Agape in terra straniera sarà quello di festeggiare, finalmente, l'addio al celibato dello scapolo più impenitente della Confraternita.
Lasciamo quindi Bologna pervasi da puro spirito goliardico, e mentre i chilometri scorrono sotto le ruote del nostro mezzo, nell'abitacolo scorrono anedotti ed esilaranti momenti (il misunderstanding tra Cyber Cracker e Saiwa Cracker rimmarà negli annali...), se non che l'incipiente appetito ci conduce alla deviazione, invero prevista, verso l'abitato di Dolceacqua, caratteristico borgo medioevale dell'entroterra ligure e soprattutto luogo d'origine di un grande, e sottovalutato, rosso italiano, il Rossese di Dolceacqua.


Avrebbe dovuto essere un light lunch in previsione della cena al Mirazur, ma siccome l'appetito vien mangiando, ci abbandoniamo alle libagioni dell'ottimo ristorante A Viassa, in centro a Dolceacqua, approfondendo la cultura sulla gastronomia ligure con piatti come i barbagiuai, il brandacuiun e i parpagliui, senza dimenticare ovviamente il Rossese.


Dopo una doverosa passeggiata ristoratrice lungo gli inerpicati vicoli del borgo, il volante del mezzo passa nelle mani del Gran Maestro, che si offre di guidare fino alla prossima tappa in programma, l'azienda vinicola Selvadolce di Bordighera. 
"Passiamo per di qua, è una scorciatoia..." le classiche ultime parole famose: dopo un paio di chilometri ci ritroviamo sperduti in mezzo ad una folta vegetazione, su un sentiero sterrato, in mezzo al nulla e con un dirupo a poche spanne dalle ruote destre del mezzo arrancante e sobbalzante, mentre i barbagiuai e i parpagliui saltavano allegramente nello stomaco al ritmo delle buche; fortunatamente dopo qualche chilometro di duro off-road riguadagnamo l'asfalto e arriviamo all'azienda Selvadolce, dove Aris Blancardi, lo squisito titolare, ci stava già attendendo da tempo.


Il pomeriggio uggioso non rende giustizia alla bellezza del luogo , con il sole lo sguardo spazierebbe sulla costa azzurra fino a Nizza e oltre. Sulla costa sono messi a dimora pigato e vermentino, spazzati dai venti salmastri provenienti dal mare, mentre le uve del rossese provengono da un vigneto più all'interno.
Naturalmente d'obbligo un assaggio delle ultime annate prodotte, senza dimenticare quelle in legno ad affinare, il tutto accompagnato da una deliziosa focaccia locale.
Congedatoci da Aris, che ritroveremo più tardi a tavola con noi al Mirazur, ci accingiamo a riprendere il cammino verso Mentone.
Arrivati in albergo senza ulteriori intoppi, dopo una breve pausa ristoratrice il tramonto ci coglie puntuali all'ingresso del ristorante.


Malgrado l'ingresso del ristorante sia in una posizione anonima, in prossimità del piazzale su cui era posta la vecchia dogana alta di Ventimiglia, l'ingresso nella sala semicircolare è alquanto suggestivo: una parete di vetro domina dall'alto l'abitato di Mentone, ed in basso le luci della costa si perdono nella prima oscurità della sera.
L'accoglienza è quanto di più professionale si possa desiderare... Scendiamo nella sala inferiore, adibita al ricevimento e aperta su un panoramico giardino, in cui spicca la cucina a vista, con la numerosa brigata già concentrata sui propri compiti. 
Un breve saluto allo chef, un brindisi con un ottimo Champagne, la cuvée Blanc d'Argile Vouette e sorbèe, e poi di nuovo su, nella sala da pranzo, dove ci aspetta il nostro tavolo, senza tovaglia, di legno massiccio, ricco di venature che solo il legno d'olivo sa donare.


Peccato solo per la presenza in sala di un gruppo di commensali anglofoni il cui tono di voce e le sguaiate risate interferiscono con la poesia del luogo...
Per una volta, a causa della lontananza, la nostra coppia di cucina è stata dispensata dalla prova preparatoria, ma leggendo il lungo menu concordato a distanza, sembrerebbe comunque sia stato fatto un ottimo lavoro, specialmente sulla parte destra del menu (ndr.)


Canapes de reception
Che ci sia tecnica appare chiaro sin dagli amouse-bouche, ma la vera genialità si manifesta con il primo piatto, l'ostrica alle pere, forse il piatto migliore di tutto il menu.

Huitres aux poires


Altro piatto che supera di slancio l'asticella dell'eccellenza sono i gamberoni di San Remo agli agrumi...
Gamberoni de San Remo, sauce vierge aux agrumes et capucine




Anche tutte le altre portate non scendono comunque sotto il livello del molto buono, con alcuni alti e bassi comprensibilissimi in un menu cosi lungo. Nei piatti si susseguono fiori, erbe, gelatine, infusi o brodi, cercando di mantenere nell'ospite la sensazione di trovarsi comunque nell'olimpo della gastronomia mondiale.
Una menzione particolare, ed un ringraziamento allo Chef, per aver inserito nel già lungo elenco dei piatti, un fuori menu dedicato a Bologna, elevando la mortadella a protagonista in uno dei suoi piatti...
Mortadella, spugnole, spuma di patate e caprino
Nella parte destra del nostro menu, quella dedicata ai vini, il lavoro del nostro Maestro d'anfora, coadiuvato dal giovanissimo e preparatissimo sommelier, ha dato vita ad una sequenza di bianchi eccellenti, uno diverso per ogni portata, fra cui uno spettacolare Chenin blanc da Vouvray, il Silex d'Orfeuille 2009, per noi vino della serata, ed il celeberrimo La Coulée de Serrant, in versione 2007, ancora compresso nei profumi ma già esplosivo in bocca malgrado l'evidente gioventù.
Una menzione anche per l'ottima riserva di pigato di Selvadolce, il Valentino 2009, propostaci da Aris in versione magnum.
Sorprendente il vino proposto dal sommelier per il piatto con la mortadella, un pinot noir fuori dagli schemi, il Cotes du Jura En Barberon 2012: fresco, affilato come un rasoio, di una bevibilità assassina anche in funzione dei suoi 12 gradi scarsi.
Interessante ma non entusiasmante il secondo pinot noir proposto, abbinato al piatto comunque più debole del menu: da una zona vocatamente bianca uno Chassagne Montrachet rosso, il Sarnin berrux 2012, abbinato al piatto di maiale...


Poitrine de porc, sauce mole et pommes vertes

Di una dolcezza misurata, fresco e acido il dessert.

Fraises de Carros, sorbet rhubarbe et creme a la fleur de soreau




Brindisi conclusivo al festeggiato stappando un classico Bas Armagnac
Per concludere, un locale suggestivo dove si percepisce una grande professionalità e con una cucina sicuramente all'altezza delle aspettative, anche se forse suscita qualche perplessità la prima posizione fra i ristoranti francesi... ma del resto noi siamo tutt'altro che critici, quindi ci siamo goduti una bellissima serata.
Una lunga e salutare passeggiata ci riporta all'hotel dove finalmente si conclude la prima giornata di
questo lungo e gastrofanatico weekend.


La mattina seguente la vista del lungomare di Mentone fa da contorno alla nostra prima colazione, rigorosamente a base di caldi e burrosi croissant e cafe au lait, mentre nell'aria le note di Le Mer di Charles Trenet rendevano tutto tremendamente francese.
A malincuore risaliamo sul nostro piccolo torpedone e riprendiamo la via del ritorno, se non fosse che, giunti in territorio piacentino giusto all'ora di pranzo, dalle fila posteriori comincia a serpeggiare un vocìo:"...Sento un certo languorino." "... non proprio fame ma voglia di qualcosa di buono..."


Al che il nostro Credenziere, profondo conoscitore di tutti i locali degni di nota della regione ed oltre, se ne esce con:" Conosco un posticino..." e, previa una telefonata di prenotazione,  dopo nemmeno venti minuti parcheggiavamo il nostro minivan davanti all'ingresso di una villetta nella zona residenziale di Carpaneto Piacentino, villetta che cela al pian terreno il ristorante Nido del Picchio, stellato dal 2006 e gestito dallo chef Daniele Repetti e dalla moglie Lucy Cornwell, che si occupa diligentemente delle due eleganti sale del locale.
Ovviamente appena seduti a tavola, accade quello che si richiede ad ogni buon confratello: la lettura del menu e della carta dei vini scatena riflessi di Pavloviana memoria ed il languorino si trasforma ben presto in fame atavica malgrado le abbondanti libagioni del giorno precedente.
Tra le altre cose, carta dei vini ampia e non banale, dai ricarichi più che corretti per essere uno stellato... Dovendo guidare ancora per un paio d'ore, e non volendo punire nessuno costringendolo al triste ruolo dell'autista designato, decidiamo di star leggeri pasteggiando con il Graacher Himmelreich Kabinett 2008 di J.J.Prum


Menu che si presenta equamente diviso fra proposte di terra e di mare, con ingredienti classici quali foie gras, cappesante, astici ma anche pesce azzurro e baccalà, tutti proposti in maniera semplice e dalla gradevole presentazione.

Raviolo aperto con fave, pancetta e pane al pomodoro


Trancio di Salmone sevaggio affumicato in casa


Battuta di manzo alla senape e aceto balsamico, purè di mele e nocciole

Un ristorante quindi che merita un approfondimento, o magari un'Agape dedicata, vista anche l'estrema cortesia dei titolari.
Risaliamo quindi sul nostro mezzo e rientriamo allegramente verso Bologna, sperando di non dover attendere un altro addio al celibato per poter ripetere questa grassa e goliardica esperienza.

P.S. In questi giorni la nostra coppia di cucina è già tornata al lavoro... Sembra siano stati avvistatati nelle campagne venete in cerca di ittiche prelibatezze... Stay tuned.













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